Emiliano Bazzanella
9 giugno – 22 luglio 2023
da martedì a sabato, 10:00 – 13:00 e 14:00 – 18:00
Inaugurazione: venerdì 9 giugno alle ore 18:30
“Sognare ad occhi aperti”
Il progetto TIMETRACES raccoglie alcuni lavori di Emiliano Bazzanella dal 2015 al 2023. Si tratta di dipinti, perfomances, foto e installazioni che hanno quale tema lo scorrere del tempo. Il tempo non è una “cosa”, un “oggetto”, bensì un orizzonte “in cui” si articolano gli eventi.In effetti le opere che vengono presentate hanno accompagnato la vita dell’artista e, soprattutto, hanno accompagnato altre opere e altri vissuti di cui restano le tracce oggettuali: scatole e flaconi di medicinali, bottiglie di alcolici, un letto, etc.
Le arti visive hanno tentato spesso di “rappresentare” il tempo, di rendere visibile un’entità così impalpabile che qualche fisico teorico ha persino ipotizzato la sua inesistenza. Eppure Eraclito pensava che l’essenza delle cose fosse proprio il loro divenire, il loro continuo mutare, come l’acqua corrente di un fiume. Il tempo riguarda l’essere del mondo, la nostra vita, eppure non si riesce a coglierlo se non nei suoi effetti: il cambiamento, l’invecchiamento, l’alternanza del giorno e della notte, della veglia e del sonno.
C’è tuttavia un’esperienza in cui il tempo si materializza all’improvviso, prende corpo per così dire: la mancanza della libertà.
Emiliano Bazzanella in questo progetto si ispira così alle esperienze dei detenuti in carcere oppure a quelle ancora più laceranti degli internati nei campi di concentramento nazisti. Il tempo diviene tempo-vita, fa tutt’uno con l’esistenza dell’uomo e si estrinseca nella traccia minimale che marca il passare dei giorni. Ogni giorno corrisponde a una tacca sulla parete, a un graffio o un’incisione, cioè a un minimum formale in cui il tempo è senza ricordo.
L’idea estetica consiste quindi nel far corrispondere l’esecuzione dell’opera con il tempo fisico: ogni giorno corrisponde a un segno sulla tela, oppure alla tracciatura di una fascia colorata. Il tempo nella sua fredda oggettività diviene “esistenziale”, non viene rappresentato come nell’arte barocca con le iconografie della vanitas vitae o del memento mori, ma viene articolato come nella musica.
Nella performance TIMETRACES che dà il titolo alla mostra, l’artista è stato ripreso mentre ogni giorno traccia una linea sulla tela. Dall’ottobre del 2022 all’aprile del 2023 sono cambiate le stagioni, i nostri indumenti, l’illuminazione, la durata dei giorni, la lunghezza dei capelli…ma le tracce rimangono immote e vuote. Si tratta invero di una ripetizione ossessiva, di un rito: quest’ultimo rimanda etimologicamente a una radice ri- che indica un movimento, uno scorrere. Il tempo ha forse a che fare con il rito? E l’arte?
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