Leonardo Dalla Torre
19 novembre – 3 dicembre 2022
da martedì a sabato 10:00 – 13:00 e 14:00 – 18:00
Inaugurazione: sabato 19 novembre ore 18:00
Leonardo Dalla Torre è nato a Venezia nel 1995. Cresciuto nel centro storico della città si è diplomato al Liceo Artistico Statale di Venezia nel 2013, proseguendo gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia diplomandosi in Pittura nel 2017 e in Grafica d’Arte-Disegno nel 2019. Come pittore approfondisce la propria ricerca indagando come principali tematiche la figurazione e il ritratto. I modelli utilizzati attingono sia dalle immagini della Storia dell’Arte e dei Maestri, che dalla propria contemporaneità, alienando le differenze contestuali, accumunando i caratteri espressivi del corpo e della carne, rilevandone i sintomi e l’apertura in una pittura che cerca l’incombenza di una calamità, sospendendo le immagini in una deflagrazione perpetua.
In questa sua mostra Leonardo Dalla Torre offre un coinvolgimento personale ed emotivo al fruitore che, pur indirizzato verso un’osservazione informale ed istintiva, viene indotto in un’immersiva analisi di imprevedibili cambiamenti. Nel contesto della galleria “Artespaziotempo” sono esposti una serie di dipinti che citano particolari pittorici prevalentemente anatomici: alcuni con riferimento ad un immaginario personale più contemporaneo altri, invece, che si ispirano ai grandi artisti del passato. Probabilmente l’immagine che ci ha da sempre coinvolto di più, quella in cui ci riconosciamo, è il corpo umano, che l’artista utilizza come tramite per la comunicazione, rendendolo messaggero. Nell’osservazione delle sue opere Dalla Torre ci coinvolge come parte attiva ed integrante del processo creativo di cui pensiamo di essere spettatori, aiutando l’occhio al riconoscimento della realtà e allenando la nostra percezione ad una nuova ricerca visiva.
Nel dipingere, infatti, avviene la prima metamorfosi delle superfici, il pigmento e il medium utilizzato si modulano in campiture rugose e tridimensionali. Nel quadro irrequieto e tormentato di luci ed ombre il tessuto si anima, rendendo riconoscibili le nuove forme della materia, riuscendo così ad apparire esattamente ciò che rappresenta. Ed è così che l’arte si prende gioco di noi, la pittura ci inganna, cerca di incarnarsi in un corpo, talvolta assumendone le sembianze. Ci invita ad una visione ancora più completa della continua correlazione tra pittura e scultura, ma contemporaneamente ciò che vediamo diventa un’illusione, in cui la nostra mente stessa ci tradisce. L’arte prende il sopravvento avviando la collisione tra il metodo di rappresentazione antico ed il linguaggio odierno.
La mente umana tende generalmente ad attingere ad un Bias cognitivo per noi del tutto accomodante. In questo caso viene forzata alla visione di ciò che abbiamo imparato a riconoscere come un sintomo, un presagio. Un’alterazione che vuole farci percepire che qualcosa sta accadendo. Durante l’osservazione e la ricerca del soggetto nei dipinti, l’attenzione viene successivamente focalizzata al riconoscimento di una stranezza, un’anomalia, di una nuova caratteristica e dal fatto che quest’ultima sia ormai profondamente legata alla rappresentazione del soggetto. Rimane così sospesa nel tempo di un quasi naturale loop di decadimento infinito. I sintomi che vediamo entrano a far parte dei modelli, dei loro corpi fragili ed emaciati, si legano alle loro caratteristiche e diversità generando così una nuova normalità. Dinanzi a questi segnali rimaniamo inermi e, consci della nostra impotenza, accettiamo ciò che ci provocano perché ormai inevitabile.
Immersi nella pausa temporale, che le opere ci suggestionano, riconosciamo quell’avvenimento e lo immaginiamo nel suo risvolto ma senza definirlo, senza concluderlo, in un continuo divenire. Ecco che l’immagine si ammala di insonnia. Nel momento in cui l’artista posa i suoi strumenti, la sua traccia diventa di fatto esplicita e si manifesta in sintomo. La mano del pittore cede il posto alla creazione di un avvenimento fortuito e indipendente, dall’esito instabile e passeggero. Il concetto della figura ritratta in “L’immagine insonne” si trasforma, analogamente ad una performance e in contrapposizione all’arte antica, prende parte alle idee dell’arte come un vero e proprio happening.
“L’immagine insonne si lega a una lettura di eternità della forma. Le immagini una volta adagiate sulla superficie si animano di sintomi, di crisi pittoriche, così che non possano mai davvero addormentarsi, ma che rimangano costrette in uno stato di veglia perpetuo dove l’occhio non smette di essere sollecitato.” Leonardo Dalla Torre
Testo a cura di Alice Toniolo
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