Lucio Schiavon

presentazione di Stefano Cecchetto

7 febbraio – 8 marzo 2025
da martedì a sabato, 10:00-13:00 e 14:00-18:00
inaugurazione: venerdì 7 febbraio ore 17:30

Poiché siamo diventati sempre più consapevoli che persone, risorse e intuizioni sono correlate in modo globale, forse anche cosmico, quelli che sono coinvolti nella comunicazione di miti, morali, notizie e ideologie hanno una posizione centrale e una responsabilità unica”. (Milton Glaser)

Come frammenti di un’anima condivisa i manifesti di Lucio Schiavon appartengono alla tipologia di un sistema binario che dichiara l’esigenza di narrare un concetto e restituirlo attraverso la sua immagine.

In questo suo percorso l’iconografia è lo strumento, o meglio la voce, che amplifica il messaggio e lo annuncia attraverso la decifrazione di un campo visivo sempre in bilico tra la realtà e la fantasia creativa.

Questo perché il mestiere dell’illustratore resta quello di elaborare e concepire immagini/messaggio affinché si diffondano tra la gente e diventino viatico di comunicazione.

Vi sono differenti modi di leggere la storia, ma il supporto più immediato è costituito dall’immagine in quanto essa raggruppa e veicola un’informazione diversificata e in continuo mutamento.

Ma il legame che unisce il lavoro grafico di Lucio Schiavon non nasce soltanto dalla coerenza del linguaggio espressivo, bensì dal suo processo conformativo, per quell’emergere di immagini sovrapposte che raccontano le microstorie che ci attraversano.

Ecco allora che Schiavon ci invita a partecipare alla Biennale Musica; al Festival Letteratura di Mantova; a festeggiare i 1600 anni della nascita di Venezia; a scoprire i segreti di Peggy Guggenheim e a trovare nuovi talenti al Festival del Disegno. Tutto illustrato con la fervida fantasia che caratterizza il segno distintivo del suo lavoro.

Ogni sua tavola è un’opera di tarsia: un incastro di scene, di parole, situazioni e messaggi che rivelano suggestioni per altre vicende in divenire. Scorrendo oggi queste immagini una accanto all’altra riappare il carattere dell’imprevedibile, del capriccioso, del contraddittorio, del discontinuo se vogliamo, sempre con quella sottile ironia che Lucio stende in segni leggeri, sparsi accenni che confluiscono poi nella conclusione narrativa del messaggio finale.

Persone, ritratti e situazioni che s’intersecano dentro a un carosello d’immagini e presuppongono una lettura agile perché, per poter leggere e poi decifrare, la mente deve nello stesso tempo vedere e associare. E questa duplice attività suscita un gioco stimolante così che l’immagine attribuisce alla nostra capacità di analisi un potere significante e rivela un’emozione che ormai la sola parola non è più in grado di restituire.

Stefano Cecchetto

in collaborazione con: