Marta Sforni

9 settembre – 8 ottobre 2022
da martedì a sabato 10:00 – 13:00 e 14:00 – 18:00
Inaugurazione: venerdì 9 settembre ore 18:00

Il titolo della mostra si rifà all’idea di raccogliere e metter insieme dei brani scelti, il termine florilegio si riferisce infatti a quei trattati sui fiori considerati per il loro profilo ornamentale piuttosto che quello medicinale o della classificazione botanica.
La pittrice Marta Sforni da anni impegnata nella rappresentazione di oggetti di vetro, per quest’anno particolare, presenta una serie di nuove opere dedicate al tema dei fiori di vetro.
La mostra partecipa all’importante esibizione annuale dedicata al vetro: The Italian Glass Week 2022 (Milano Venezia) 17-25 settembre 2022.

In questo ultimo progetto la pittrice Marta Sforni associa il vetro alla natura, in quanto espressione della forza vitale a cui ispirarsi per ripartire nuovamente, in particolare ad uno degli enigmi più incantevoli che questa ci regala, per attrarre non solo gli insetti da cui dipende la loro continuazione vitale ma a quanto pare anche noi e la nostra esistenza: i fiori.
Un fiore artificiale può far molto riflettere sul nostro rapporto distorto con la natura e forse renderci maggiormente consapevoli sull’ uso poco sensibile che ne facciamo e delle conseguenze di questo agire.

Alcune opere si rifanno al materiale storico presente nei musei e nei palazzi veneziani oltre che in collezioni internazionali visitate da Marta Sforni negli anni passati, altre opere sono una interpretazione libera di questo soggetto.

Passeggiando all’interno dei palazzi veneziani quali fossero giardini incantati, Sforni ha raccolto svariate specie di fiori molti dei quali sbocciati fra i rami dei lampadari settecenteschi, alcuni dischiusisi sulle applique che si arrampicano sulle pareti degli antichi saloni, altri semplicemente appoggiati a coppe e vasi di vetro soffiato.
Alcune specie botaniche di questi fiori sono oggi giorno del tutto estinti, altre nuove varietà preziosissime e rare fioriscono ancora segretamente nelle fornaci dei maestri muranesi, altre tristemente ridotte all’appiattimento della fabbricazione in serie arrivano nelle vetrine veneziane per far venire il mal di testa a chi gli passa davanti.
Non si può non ricordare tra i maestri dei fiori di vetro i tedeschi Leopold e Rudolf Blaschka, padre e figlio che a Dresda tra il 1887 e il 1936 crearono migliaia di fiori e specie botaniche a scopo didattico talmente precise e realistiche, che in fotografia è difficile distinguerle da un fiore vero e proprio.
Un capitolo a parte andrebbe dedicato al grande artista dei giardini di vetro Dale Chihuly.

Da sempre i fiori hanno fatto parte dell’immaginario degli artisti, poeti e filosofi. Sin dai tempi antichi, nelle varie culture, sono stati simboli sacri, elementi essenziali di culto e protagonisti di studi scientifici.
Il primo fiore raffigurato nella cultura occidentale èstato il loto blu, nelle pitture murali delle tombe egizie, poiché l’infiorescenza riemerge e si dischiude ogni mattino, nell’antico Egitto rappresentava il sole e la rinascita. Nella civiltà minoica i fiori di loto, i gigli e altre piante sono presenti nelle pitture parietali del palazzo di Cnosso e di Thera.
Nella cultura classica dell’area mediterranea molti fiori sono associati a divinità o sono metafore di vizi e virtù umane come nel famoso mito di Narciso.
In epoca medioevale i monaci amanuensi decorano le pagine dei Libri d’Ore con magnifici fiori stilizzati. Nei testi religiosi e nei dipinti i fiori sono citati associandoli a un preciso significato simbolico, ne sono esempi il giglio, associato alla purezza, innocenza e verginità, il garofano rosso simbolo della passione di Cristo, solo per citarne alcuni.
Arriviamo alla Primavera di Botticelli, una vera e propria esplosione di fiori, dove l’allegoria mitologica è situata in un giardino ricco di fiori, se ne contano 190 specie diverse, ognuno portatrice di un proprio significato simbolico e a cui il pittore dedica un’attenzione così minuziosa che rivaleggia con le opere dei maestri fiamminghi, peraltro conosciute dall’artista fiorentino.
Nel 1600 la natura morta, detta allora silenziosa, diventa un vero e proprio genere, durante il secolo d’oro della pittura olandese, i fiori sono i protagonisti dell’opera. Tra i primi a dipingerli furono Jan Brueghel il Vecchio, Ambrosius Bosschaert, Osias Beert. Nelle loro opere sono presenti varie bulbose tra cui i famosissimi tulipani allora una vera e propria mania.
Tra la metà del secolo XVIII e e il XIX le composizioni floreali diventano più morbide asimmetriche senza un vero e proprio messaggio allusivo come nei dipinti di Fantin Latour.
Gli impressionisti, fra i quali alcuni erano veri e propri giardinieri appassionati, i fiori sono il tema per nuove sperimentazioni: Renoir, Manet, Monet. Per non citare i famosissimi girasoli di Van Gogh.
Per Matisse poi i fiori arrivano ad esser vere e proprie forme nuove sempre più astratte.
Nella frammentarietà della pittura contemporanea non si può non ricordare Giorgia O’Keefe pioniera del modernismo americano con le sue sensuali macrofotografie pittoriche di fiori, Andy Warhrol con i suoi Flowers del 1964 e artisti contemporanei come Alex Katz e David Hockney che continuano ad immortalarli.

Questo breve excursus sulla storia della rappresentazione in pittura dei fiori ci serve per evidenziare quanto i fiori di vetro abbiano seguito parallelamente questa evoluzione. Infatti per arricchire e decorare i primi lampadari a seguito della moda dei tulipani del secolo XVII, compaiono molte varietà di questa specie fra il quali il famosissimo Semper Augustus, che fece scoppiare la bolla dei tulipani. In seguito nel XIX in piena epoca vittoriana compaio molte rose e roselline per poi arrivare più vicino a noi quando le opere di Van Gogh divennero molto popolari furono creati lampadari con girasoli in vetro.

Nell’osservare ed ammirare un fiore di vetro si rimane stregati da una sorta di ossimoro: la caducità della natura del fiore e la forza del vetro di poterne prolungarne la sua, se pur fragile, bellezza ancora per un po’.

Marta Sforni, Milano 1966, ha studiato architettura a Venezia e pittura a Milano, ha esordito a Helsinki e poi ha esposto a Londra, Lussemburgo, Buenos Aires, New York, Vienna, Berlino, Zurigo. Ovviamente nel curriculum non manca l’Italia dove a cominciare da Torino nel 1998 ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in gallerie private e spazi pubblici. I suoi quadri si trovano nell’ambasciata Italiana a Berlino e nella grande Collezione della Farnesina di Roma. Dopo un lungo soggiorno berlinese oggi vive e lavora a Venezia.

Marta Sforni, Milan 1966, studies architecture in Venice IUAV and Art at the Accademia delle Belle arti in Milano. Her work has been exhibited in several solo and group exhibitions in Helsinki, London, Luxembourg, Buenos Aires, NewYork, Vienna, Berlino. Marta Sforni’s Work is also included in important collections such as the Italian Embassy collection, Berlin And the Farnesina Collection in Rom. After a long stay in Berlin marta Sforni lives and work in Venice.

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