Claudia De Luca
a cura di Elisabetta Mero
14 ottobre – 12 novembre 2022
da martedì a sabato 10:00 – 13:00 e 14:00 – 18:00
Inaugurazione: venerdì 14 ottobre ore 18:00
“Occorre convertire lo sguardo, fare proprio il contrario, disporsi a guardare le cose in modo che possano rivelare ingenuamente, semplicemente, la loro verità, al punto che si possa parlare, della verità delle rose tardive. Ma qual è la verità delle rose tardive?
È certamente una verità che si dà a uno sguardo davvero capace di disporsi ad accoglierla con un gesto non solo libero, ma leggero, liberante, tale da disporsi nei confronti delle cose e del mondo con una sovrana capacità di accoglienza. In questo senso occorre saper guardare.”
S. Givone, sul testo de Il Deserto di A. Camus
Ho scelto di dare questo titolo La verità delle rose tardive alla terza tappa del mio progetto espositivo perché le rose tardive sono le rose che nascono fuori stagione, in momenti climatici difficili e non idonei al naturale sviluppo del fiore. Sono le rose che resistono ed insistono, che si danno una possibilità sempre, soprattutto in momenti nei quali gli andamenti ritmici interiori sembrano vacillare. Le rose tardive le ho ritrovate nel testo di un giovanissimo Camus, “Il deserto”, nel quale lo scrittore descrive lo stupore che prova nel momento in cui entra nel Giardino del Cavaliere, punto più elevato del giardino di Boboli a Firenze. Ed è proprio in quel giardino all’italiana che avverte dei “lampeggiamenti”, degli schizzi di colore e di luce intensi e “oscillanti”, che lo invitano ad un profondo sì alla vita e alle sue sfumature di senso. Come sottolinea Givone, emerge dallo scritto di Camus la parola theorèin, che significa per l’appunto guardare, con uno sguardo che i greci chiamavano euparàdektos, ovvero saper cogliere le cose secondo una verità tutta piena, una verità che non viene tradita, ma compresa. Una verità che io intendo come un possibile sempre aperto e mai concluso.
Le rose tardive sono l’esempio di come la vita, anche nelle sue contraddizioni, ci appare comunque intensa ed è solo nell’afferrarla, nel farla propria che la possiamo riconoscere come autentica. La sede in cui si terrà la mostra è lo spazio espositivo Artespaziotempo a Venezia, (dal 14 ottobre 2022) sede della mia prima tappa del progetto artistico.
Ho pensato di chiudere questa triade espositiva ritornando nel luogo dove tutto iniziato: il luogo della ferita e della tenerezza che inganna. Ho continuato il cammino approdando nel ristoro e nella quiete delle camere dello scirocco, nella Basilica di San Celso a Milano, per terminare il mio percorso in un giardino immaginato, dove dal nero e dal bianco esplodono colori come il blue e l’oro, grazie all’uso di pigmenti puri che brillano come lampi di luce. Sarà come una danza, da me definita “danza obliqua”, che ruoterà come un vento intorno a tutti noi evitando di farci scivolare nel precipizio.
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